venerdì 1 febbraio 2013

Perché credere è ragionevole e il "nuovo ateismo" no



Catechesi di P. Serafino M. Lanzetta per l'Anno della Fede 

Seconda puntata




I nuovi atei hanno, in verità, più fede dei credenti. Perché? 
Chi crede in Dio crede e basta. 
Chi crede di non credere, invece, crede molto di più. Ma in una semplice illusione.


domenica 27 gennaio 2013

La Passione di Cristo per me. Per la mia vita



Durante il sacro periodo della quaresima la Chiesa ci invita in modo particolare alla meditazione della passione del Signore. Non si tratta di un semplice ricordo degli eventi storici, ma di entrare nella realtà salvifica. Cristo non ha salvato una massa anonima, ma ogni singolo individuo, dando la sua vita liberamente affinché io fossi redento. Quando è stato flagellato, ha visto me. Quando soffriva in croce, ha pensato a me. 

Pregando con affetto la via crucis, io accompagno veramente Gesù rispondendo alla sua chiamata. Infatti, ogni stazione del suo camino doloroso è un mio passo verso il suo amore. Giudicato da Ponzio Pilato il Signore mi dice: “Giudicherò chi condanna l’amore. Ma il mio tribunale è diverso da quello di Pilato poiché io mi metto al posto del colpevole. Mi piego al giudizio iniquo del governatore romano affinché Tu venga assolto. Comprendi quanto è grande il mio amore per Te?” 

Quando il Signore accetta la croce sulle sue spalle, assume, in verità, il peso che porto io: “Non porto sulle mie spalle legna per attizzare il fuoco. Porto il mondo. Porto tutti i tuoi peccati. Come un animale da soma porto tutti gli uomini uno ad uno. Porto Te. Ogni peccato, ogni azione cattiva è un colpo ai miei fianchi; è una ferita che duole e che tuttavia mi spinge solo ad andare avanti. Il mio amore porta Te. Niente mi risulta troppo pesante dal momento che Ti amo. Ti prego di percorrere questa strada con me. Aiutami a portare il mondo. So che temi la croce e credi di rimanere schiacciato dal suo peso. Ma niente sarà per Te troppo difficile perché Ti amo”. 

E se io accetto la croce nella mia vita – i piccoli dolori e forse anche le grandi sofferenze che sorpassano le mie forze – aiuto Gesù come il Cireneo collaborando con lui per la salvezza del mondo: “Trasporteresti la mia croce se non fossi stato costretto? Mi saresti mai così vicino se la brutale violenza non Ti avesse legato allo stesso giogo. Credimi, non voglio farti soffrire ma così alleggerisci il mio peso. Non te ne puoi liberare per quanto ti possa opporre con veemenza. Ti prego lascia che sia, ho bisogno del Tuo aiuto e bramo il tuo amore. Non vedi che non sei mai stato così vicino a me come adesso? So che è difficile. Se solo comprendessi che non sei vittima di un destino cieco ma sei il predestinato e l’amato. Abbi fede in me: se alla fine del cammino volgi indietro lo sguardo comprenderai tutto.” 

Cristo mi ama. Per questo soffre per me – sì, se fossi l’unico uomo sulla terra, il Signore darebbe la sua vita per me. Dalla croce sussurra ancora parole d’amore: “Potrei liberarmi dalla mia croce e scendere giù. No, questi chiodi non mi possono tenere fermo - tu sì. È per te. Fino all’ultimo momento il mio sguardo si poserà su di Te e poiché ti vedo riesco a sopportare tutto questo. Se tutto questo dolore, queste ferite e sofferenze, tutta questa amarezza e onta sono il prezzo che devo pagare per Te - Tu ne vali assolutamente la pena. Per favore non ti staccare! Lascia che le mie ferite siano le tue così come le tue sono da tempo le mie.” 

L’onnipotenza di Dio non può costringere la mia libertà umana ad amarlo, ma – nonostante ciò – fa di tutto per farmi sperimentare la sua bontà. Proprio sulla via dolorosa si incontra l’Amore e si trova il Signore, che soffre per le sue creature, chiedendo – quasi come un mendicante – il loro amore. Chi ci mostra un amore più grande? Andiamo con Gesù – passo dopo passo – e con ogni piccolo atto d’affetto sincero si cambi questo camino doloroso in una via amorosa che conduce alla vera felicità. 



Le citazioni sono tratte dal libro 
di F. Kolfhaus, 
Via Dolorosa. Meditazioni sulla Via Crucis, 
Cantagalli 2012 
(ISBN 978-88-8272-814-4) 
7 Euro. 



La Chiesa è il Corpo di Cristo, noi le membra



Ascolta l'omelia di P. Serafino M. Lanzetta, nella III Domenica del T. O. anno C.


Gesù entrato nella sinagoga di Nazaret lesse il rotolo del profeta Isaia e confermò che oggi si compiva questa profezia: Gesù è consacrato dallo Spirito e inviato quale Messia. In Gesù profeta e profezia sono uno. 
Solo Lui è il Verbo fatto carne. L’accento di questa domenica è posto da S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi sulla Chiesa come corpo di Cristo. C’è una profonda analogia tra il corpo fisico e quello mistico, che è la Chiesa. Tutte le membra che costituiscono il corpo, pur essendo molte e diverse, formano tutte un solo corpo. Sono distinte ma nell’unità. 
Così la Chiesa è fatta da membra distinte in modo gerarchico per l’unità del Corpo di Cristo. Gerarchia non significa potere politico o desiderio di emergere. Significa invece “origine sacra”. La Chiesa promana da Dio, dall’alto, e di essa Cristo è il Capo, sicché tutte le membra sono radunate verso l’alto. 
Di qui capiamo il significato della sacra gerarchia: il Papa, i vescovi, i sacerdoti, i fedeli laici. Tale “ordine-origine” è garanzia della vera comunione, del corretto “funzionamento” di tutte le membra. La Chiesa è carità ordinata, gerarchica.