mercoledì 12 dicembre 2012

In uscita Fides Catholica 2-2012




  Anno VII                                                                                     2-2012




SOMMARIO


Editoriale
Padre Serafino M. Lanzetta, Ragione Fede dubbio 5-25

Da un po’ in qua questo trittico diventa sempre più insistentemente assonanza di prospettive, di inseparabili mondi con cui confrontarsi quando ci si rivolge alla fede, che implicherebbe la ragione ma che si confronta con i dubbi; di dubbi che negano la fede e mettono in scacco la ragione; una ragione che cerca di favorire la fede in un Dio comprensibile, ma che a causa del dubbio metodico deve sospettare dello stesso principio del ragionamento e quindi della fede. La causa di questo lento ma progressivo smarrimento è l’oblio del pensiero (forte) di Dio. Qualche rimedio per guarire dalla minaccia del nichilismo e del dubbio perpetuo. Nell'uomo non ci sono due anime, il credente e il dubbioso. C'è piuttosto il peccato originale che segna la precarietà dell'intelligenza e non della fede.


Historica
Padre Paolo M. Siano, Alcune note sul “Magistero” episcopale del Servo di Dio Mons. Antonio (“Don Tonino”) Bello (1935-1993). Un contributo critico 27-94

L’A. del presente saggio esterna la sua meraviglia per la causa di beatificazione di Mons. Antonio Bello, avviata pochi anni fa. L’atteggiamento dell’Autore risulta sempre più comprensibile e condivisibile alla luce di vari scritti di Mons. Bello. Fino all’ultima sua conferenza tenuta ad Assisi nell’agosto 1992, il presule pugliese ha manifestato idee molto discutibili. In sintesi ecco i punti non-condivisibili del pensiero di Mons. Bello: iper-conciliarismo, progressismo e antropologismo teologico, linguaggio secolarista, filo-socialismo, pacifismo assoluto, disistima verso il Sacro e verso i Dogmi, mariologia terra-terra, sensualità, femminismo. L’Autore auspica che un tale Pastore non venga presentato come modello per coloro che devono essere anzitutto maestri e custodi della Fede Cattolica.


Theologica
Mons. Antonio Livi, Vera e falsa Teologia. L’esigenza del rigore epistemologico 95-107

L’A. presenta la sua ultima opera, in cui studia come si possa verificare se un discorso su Dio e sulla religione rispetti lo statuto epistemologico di un’autentica “scienza della fede”. Così desidera chiarire la distinzione tra teologia ecclesiale o in senso proprio e una serie di discorsi teologici. Distingue poi tra dogma, che è ciò che si crede con fede divina e cattolica, e sua interpretazione, che spetta propriamente alla teologia, la quale non può prescindere dal “nucleo di verità certa”. La teologia è un’ipotesi di interpretazione del dogma. Qualora si distaccasse dal nucleo veritativo rivelato scadrebbe in una mera filosofia religiosa. Perciò è “vera” solo la teologia ecclesiale che si pone al servizio della fede e del popolo di Dio, presupponendola, “falsa” quella che la ignora o la supera.


Padre Giovanni Cavalcoli, Lo gnosticismo moderno, riprendendo un libro di Mons. Antonio Livi. Ritratto dello gnostico cattolico 109-140

Dopo aver tratteggiato l’immagine dello gnostico in generale, l’A. esamina il pensiero del p. Giuseppe Barzaghi, O.P., il quale vuole costruire un tomismo, a suo dire, più autentico alla luce del pensiero di E. Severino, mettendo insieme univocismo e analogia. Per Severino il divenire è l’apparire dell’Essere ovvero di Dio, immanente al divenire. Seguendo Bontadini, Barzaghi sostiene che non si dà essere che non sia pensato, perché nel momento in cui lo si pensa diventa pensato. Per Barzaghi si ha un’intuizione di Dio e si confonde l’essere intuito con l’Ipsum Esse, letto alla luce dell’«unità dell’esperienza» di Bontadini. Dio e l’uomo sono uno perché «nulla si può aggiungere a Dio». Il mondo non esiste realmente distinto da Dio e fuori di Dio. Dio è solo «accanto alla sofferenza» perché il male e la sofferenza sono in Dio.


Giuseppe Pinardi, L’esegesi del concetto di àgapē in san Paolo. Riflessioni critiche e storia della Teologia (seconda parte) 141-173

Questa seconda parte dell’articolo sull’agápē vuole ripercorrere la storia della nozione teologica di agápē o carità, intesa come effetto della Grazia santificante, ricostruendo l’affascinante dibattito teologico. Ci si sofferma, sulla base di precise attestazioni papirologiche e lessicali, sulla ricorrenza di tale vocabolo nell’ambito giudaico, nella LXX, nell’A. T. e soprattutto nell’ambito neotestamentario e nella fattispecie paolino. Tra le tante definizioni di questa virtù, in ambito cattolico, si impone su tutte quella di S. Tommaso, che la chiama forma omnium virtutum. Per una corretta comprensione della nozione di agápē è di estrema importanza definirne con esattezza l’oggetto: Dio per sé e il prossimo in ragione di Dio, secondo l’insegnamento tramandatoci unanimemente dai Padri.


Commentaria
Padre Serafino M. Lanzetta, Vera e falsa Teologia. Un contributo filosofico propedeutico per la scienza della Fede 175-184

L’A. fa una dettagliata recensione dell’ultima opera di Mons. Antonio Livi, Vera e falsa teologia, in cui si offrono i criteri epistemologici per riconoscere un vero discorso sulla fede, quale opinione che principia dal nucleo veritativo-dogmatico indiscusso, da un mero discorso filosofico, il quale mettendo in discussione la fede rivelata, pretende di costruire un sistema concorrente con la Parola di Dio. Tante teologie odierne non sono altro che discorsi filosofici, razionalistici, sulla fede, i quali pretendono di possedere il criterio ultimo di verità per giudicare finanche il Magistero.


Fabrizio Cannone, Cinque anni fa il Motu Proprio Summorum Pontificum. Il punto di vista di Concilium 185-220

Per la rivista Concilium, organo di diffusione e di interpretazione del “vero” Concilio Vaticano II, il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, che liberalizza la S. Messa in rito antico, sarebbe un grande errore pastorale e nasconderebbe una carenza dogmatica. È vero questo giudizio? Quali sono i presupposti logici di queste affermazioni? Una carrellata per capire la visione (unilaterale) di Concilium. E per plaudire a Benedetto XVI.


Recensiones 221-231

martedì 11 dicembre 2012

Dalla storia alla fede in Cristo. I Vangeli non mi ingannano



Ascolta l'omelia di P. Serafino M. Lanzetta nella seconda Domenica di Avvento


Il capitolo III del Vangelo di Luca, in cui il nostro agiografo ci spiega chiaramente le coordinate storiche (verificabili) dell’inizio della predicazione del Battista, manifesta un dato importantissimo, in continuità con lo stesso prologo: i Vangeli sono racconti storici che ci muovono alla fede. Solo se non ci ingannano nel loro trasmetterci dei fatti autentici possiamo credere. E così possiamo raggiungere, dopo duemila anni, il vero Gesù che è il medesimo Cristo della fede. Tra fede e storia non c’è una frattura. I Vangeli ci dicono la verità su Cristo e solo per questo possiamo credere in modo certo, senza ingannarci. Uno dei problemi suscitati dalla moderna esegesi, che ha anche abusato del metodo storico-critico, è questo: i racconti scritturistici non potrebbero trasmetterci dei fatti storici perché risentirebbero già dell’interpretazione dell’agiografo. In questo modo però non riusciamo più a ritrovare le parole autentiche di Cristo, che presto diventano parole di una comunità, di un tempo, ma non più di Cristo. Così si smarrisce la fede e non sappiamo più chi è Gesù. Questo tipo di esegesi ha contribuito al soggettivismo credente: ognuno si fa un suo Gesù. No, partiamo da un dato imprescindibile: i Vangeli non mi ingannano, mi dicono quello che Gesù ha detto e ha fatto. Allora posso davvero credere e il Vangelo mi converte.


domenica 9 dicembre 2012

L'Immacolata Concezione: all'inizio c'è il dono



Ascolta l'omelia di P. Serafino M. Lanzetta nella solennità dell'Immacolata Concezione.


L’Immacolata Concezione è il dono più grande che Dio abbia fatto a Maria in vista della sua Maternità divina. Maria è stata preservata dal peccato originale e da ogni altro peccato, da ogni inclinazione al male e da ogni debolezza. Dio ha preparato per il Figlio una Dimora santa. Era indegno prendere carne in un grembo sporcato dalla miseria umana, dall’egoismo. In Maria Immacolata contempliamo il dono di Dio e un fatto oggi assente nella nostra cultura: all’origine della nostra vita, della creazione e della vita di Maria SS. c’è l’amore di Dio, il dono suo gratuito che ci chiama alla vita e ci fa essere poi suoi figli. In Maria, all’origine della sua vita, c’è il dono di Dio, la vera libertà, il miracolo della grazia che fa di una creatura la Madre di Dio, la sua Ancella. L’Immacolata Concezione di Maria ci dice che Dio è Amore. All’origine c’è l’amore, il dono. Non l’arbitrio o l’egoismo. L’Amore. L'Immacolata è exemplum di ciò che Dio ha fatto all'origine. Di ciò che Dio è e di ciò che noi desideriamo diventare. Guarda Maria. Invoca Maria.