martedì 9 ottobre 2012

Iuxta modum: per un approccio più fedele al Vaticano II



Presentazione del libro Iuxta modum di P. Serafino M. Lanzetta, presso il Santuario di Campocavallo (Osimo), 15 giugno 2012. 
Intervengono il Prof. Matteo D'Amico e l'Autore.

domenica 7 ottobre 2012

Solo l'amore crea. Convegno di studi su S. Massimiliano M. Kolbe
























Inizia domani il Convegno su S. Massimiliano M. Kolbe, per il quale è stato creato un apposito blogUn articolo di P. Massimiliano M. Degasperi, organizzatore e promotore del convegno, ne spiega le finalità.



Convegno di studi nel 30° anniversario della canonizzazione. 8-10 ottobre 2012
Collegio Internazionale di Terra Santa in via di Boccea 590 (Casalotti Roma)
«“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Da oggi la Chiesa desidera chiamare “santo” un uomo al quale è stato concesso di adempiere in maniera assolutamente letterale le suddette parole del Redentore». Con queste parole, il 10 ottobre 1982, il Santo Padre Giovanni Paolo II iniziava la sua omelia per la canonizzazione di padre Massimiliano M. Kolbe.
A distanza esattamente di 30 anni da quell’evento (8-10 ottobre 2012), il Seminario Teologico Immacolata Mediatrice dei Francescani dell’Immacolata ha voluto organizzare un convegno di studi per celebrare la santità di questo grande francescano capace di offrire al mondo la testimonianza dell’amore più grande, in conformità piena e perfetta con la carità del Cristo. Il luogo prescelto è il Collegio Internazionale di Terra Santa presso la Parrocchia di Santa Maria di Nazareth in via di Boccea 590 (Casalotti Roma). L’apertura delle giornate di studio si avrà con la celebrazione della Santa Messa presieduta da Sua Ecc.za Gino Reali, e quindi con la benedizione e il sostegno del Pastore della locale Chiesa di Porto Santa Rufina.
L’11 ottobre 1971 era stato invece Paolo VI ad annoverare Massimiliano Kolbe nel numero dei beati. Nel discorso di beatificazione il Pontefice bresciano volle classificare padre Kolbe: «fra i grandi santi e gli spiriti veggenti che hanno capito, venerato e cantato il mistero di Maria». Chi conosce la figura del Santo polacco, in effetti, comprende bene quanto le sue intuizioni mariologiche sul mistero dell’Immacolata abbiano segnato profondamente la sua visione del mondo e il suo modo di realizzare in se stesso e nell’apostolato il mistero cristiano. Per questo a venire messe a tema inizialmente, lungo la prima giornata di studi, saranno alcune tematiche relative alla mariologia del santo, nei suoi fondamenti e sviluppi francescani, con una speciale attenzione al loro rapporto con la pneumatologia. È senza dubbio questa l’area in cui si segnala il maggiore contributo di san Massimiliano alla scienza teologica.
Ogni teologia speculativa e mistica, come è noto, per essere buona deve offrire frutti per l’esistenza cristiana concretamente vissuta. Realmente mirabile è, da questo angolo prospettico, l’unità di teologia e spiritualità nella proposta kolbiana. Nei lavori della seconda giornata di studi ciò sarà esaminato in una triplice distinzione di aspetti: il coefficiente francescano della spiritualità del “san Francesco del XX secolo” e il carattere mariano della consacrazione all’Immacolata Mediatrice di tutte le grazie da lui promossa, nonché la ripercussione di queste dimensioni su di un carisma di vita religiosa ancora oggi meraviglioso e attualissimo per il bene della Chiesa. Riprova inequivocabile e assolutamente convincente di ciò è, del resto, la stessa esistenza di Padre Kolbe: frate francescano, apostolo tutto consacrato all’Immacolata e, proprio per questo, sacerdote martire della carità di Cristo nel campo nazista di Auschwitz. La vita e il martirio di san Massimiliano M. Kolbe, in tal senso, saranno attentamente esaminati dal punto di vista storico in una ricostruzione, che, attingendo alle fonti del processo di canonizzazione, potrà sottolinearne con attenzione le virtù cristiane in atto.
La terza giornata di studi sarà quindi caratterizzata da ricerche e contributi volti ad evidenziare il valore del pensiero e dell’opera di Padre Kolbe per la cultura e, soprattutto, per l’evangelizzazione. Nel corso della sua vita, infatti, il Santo è stato per diversi anni missionario in Giappone, ma anche – e forse soprattutto – apostolo di Cristo per mezzo di una grande industria editoriale, da lui posta in essere nel suo paese nativo, la Polonia. A 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II sarà così possibile individuare in san Massimiliano un vero e proprio precursore della poi tanto auspicata evangelizzazione tramite i moderni mezzi di comunicazione di massa. In considerazione del fatto che il 10 ottobre sarà anche la vigilia dell’inizio dell’Anno della Fede voluto dal regnante Pontefice Benedetto XVI, la profezia del metodo d’evangelizzazione mariano-mediatico di Padre Kolbe potrà così offrire spunti importanti per la felice riuscita di questo anno di grazia. In san Massimiliano M. Kolbe, in effetti, è possibile ravvisare un autentico Padre nella Fede per le sue grandi famiglie religiose di Njepokalanow e Mugenzai no Sono, un sicuro Maestro di Fede per i milioni di lettori raggiunti dalle sue edizioni, un validissimo Apologeta della Fede capace di rendere ragione della speranza cristiana anche in mezzo ai contesti più svariati e drammatici (miscredenza, paganesimo, lager nazista).
Per tutte queste ragioni, in effetti, il Santo dell’Immacolata, Maestro-Martire di fede e carità, potrebbe essere individuato come un testimone chiave dell’Anno speciale che la Chiesa si prepara a vivere. A tale felice evento i partecipanti al Convegno saranno introdotti da Sua Eccellenza Adriano Bernardini, Nunzio Apostolico in Italia, il quale presiederà la celebrazione eucaristica conclusiva nel 30° anniversario della canonizzazione del Santo, elevando il corale ringraziamento al Signore per il dono di Padre Kolbe alla Sua Chiesa e la supplica perché una così grande testimonianza possa risultare sempre - come direbbe il Santo: “attraverso l’Immacolata” - un nuovo fermento di vita cristiana eroica e di fervore apostolico per l’estensione del Regno di Dio nel mondo intero.


P. Massimiliano M. Degasperi, FI

E i due saranno una sola carne. La verità del matrimonio e l'insidia del divorzio




Ascolta l'omelia della XXVII Domenica del T. O. anno B, pronunciata dal Padre Serafino M. Lanzetta, domenica 7 ottobre 2012.



La Parola del Santo Vangelo, che riferisce la domanda insidiosa posta a Gesù: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie?» (Mc 10,2), ci invita a riconsiderare attentamente le ragioni fondanti l’istituto familiare sul matrimonio tra un uomo e una donna: due esseri che sono l’unico uomo creato da Dio (cf. Mc 10,2-16). Gesù dice che Mosè per la “durezza” del cuore degli israeliti ha concesso il divorzio, ma Dio non ha fatto in principio ciò che Mosè ha concesso. Cos’è questa durezza per la quale  si è avuta una permissione di Mosè contraria però a ciò che Dio ha fatto in origine? Si tratta di una disobbedienza entrata nella creazione a causa del peccato, la quale ha portato l’uomo a indurire il suo cuore e a non riconoscere più la volontà di Dio, ciò che Dio ha fatto quando ha creato l’uomo. Il peccato ha provocato una ferita nell’intelligenza e nel cuore dell’uomo, una durezza nel vedere e riconoscere la realtà. Durezza è anche incapacità di superare quest’indebolimento della natura umana senza la grazia di Cristo, che ora Lui dona per essere fedeli a ciò che Dio ha fatto, risvegliando la coscienza davanti alla verità, davanti al Figlio. Dio in principio, nella sua creazione, ha fatto l’uomo maschio e femmina, unendoli in una sola carne. Il divorzio perciò si oppone all’unità e indissolubilità naturali dei due, che liberamente scelgono di unirsi in una comunione stabile di vita. Il divorzio non è un peccato perché lo condanna la Chiesa, invece, la Chiesa lo condanna perché è un peccato: è una disobbedienza alla creazione di Dio, al Creatore. Possiamo allora dire che il divorzio è innaturale, contro l’uomo stesso e come tale va sempre rifiutato. Non soli i cattolici devono rifiutare il divorzio ma ogni uomo che vede la verità con la sua ragione.
Possiamo ora chiederci: quali sono le cause di un disfacimento sempre più generale della famiglia nei nostri tempi? Si dice spesso che l'emancipazione della donna, la quale ha una sua indipendenza e anche un suo stipendio, incide notevolmente nelle cause di separazione. La donna si sente rivestita di una nuova libertà all'interno del contesto familiare, e non più, come un tempo, è costretta a subire vessazioni o ingiustizie da parte del marito. Certamente anche questa causa è a volte determinate ma non è l'unica. La radice del problema è ben più profonda. Anche perché i matrimoni dei nostri nonni non erano fedeli semplicemente perché le donne non avrebbero potuto sostentarsi diversamente, ma perché si credeva nella famiglia. La famiglia era un valore imprescindibile, nonostante magari le sofferenze vissute in un focolare domestico.
Una delle radici profonde di questo sfascio attuale della famiglia e del matrimonio va ravvisato sicuramente in quella cultura della ribellione, che ha voluto separare drasticamente la sessualità dal matrimonio. Una sessualità non vissuta più come dono nel contesto dell'amore familiare e dell'apertura alla vita ha portato la persona ad emanciparsi sempre più dal matrimonio, fino a provocare ahimè un rovesciamento: assistiamo ora alle richieste di matrimoni senza più la sessualità. Le attuali richieste di riconoscimento civile delle coppie di fatto si generano proprio in un contesto di crisi della famiglia e del matrimonio, di crisi dell'unità tra la comunione familiare e la sessualità. Oggi sembra che conti solo la comunione, solo l'amore che fa stare insieme, senza la sessualità, la quale infatti può diventare ogni tipo di sessualità, anche contro la verità della natura umana così come creata da Dio. Un amore senza la verità. Nelle richieste delle coppie di fatto, che di fatto sono normalmente coppie omosessuali, l'accento è posto non sulla sessualità ma sulla comunione di vita. Guai a discriminare tale unione puntando sulla sessualità! Si è tacciati di omofobia, dove la parola stessa è un semplice escamotage per crogiolarsi in questo profondo dissidio con la verità e con l'amore. Però, di fatto, la sessualità è semplicemente inverata da una nuova idea di unione, che la relega in una pura scelta soggettiva, ad una sua manipolazione. 
Di più, questo contesto della sessualità senza il matrimonio, del piacere senza la responsabilità, ha provocato anche un altro capovolgimento: il concepimento della vita senza più la sessualità. Un figlio si può facilmente fabbricare in laboratorio, senza necessità di rimanere ancorati né alla sessualità né altrettanto al matrimonio. La persona è ancora oggetto, è manipolata, in funzione di una volontà soggettivistica. 
Dividere ciò che Dio ha unito, l'uomo e la donna, l'amore dal dono responsabile di sé, la sessualità dalla famiglia, provoca sempre più uno scivolamento verso il cupo individualismo. Avremo a breve una società dei soli diritti senza alcun dovere. Sarà più incisivo chi pretende di più. Saremo governati non più dalla fantasia ma dal potere di imporsi.
Dio in principio ha fatto l'uomo maschio e femmina. Questa complementarietà è naturale, è vitale. Se vogliamo un futuro dobbiamo rispettare ciò che siamo, ciò che Dio creando ha fatto. Su questa naturale e umana complementarietà di maschio e femmina si innesta il matrimonio sacramento, che eleva alla dignità soprannaturale l'unione tra l'uomo e la donna, favorendo col dono della grazia quella fedeltà minacciata dal peccato, che è sempre porre la divisione in mezzo a ciò che Dio ha fatto, è disprezzo di ciò che Dio ha fatto.
Se desideriamo un futuro a misura d'uomo, allora dobbiamo guardare nuovamente alla verità della creazione, alla verità del matrimonio e non aver paura di essere discriminati o minacciati: nell'amore alla verità impariamo anche la verità dell'amore. Per vivere eternamente nella verità e nell'amore.


p. Serafino M. Lanzetta, FI