sabato 11 febbraio 2012

Cosa dico quando affermo: credo? Alcuni principi per credere


1) Io credo

Cosa diciamo quando affermiamo nella nostra professione di fede “credo”?

Si tratta di un atto dell’uomo che supera la ragione e mi fa accogliere per la grazia di Dio una verità più grande di me, che mi supera ma che al contempo mi dà la ragione di me e di tutto ciò che esiste. Credere è accogliere la Rivelazione di Dio, ovvero la verità che Dio mi da conoscere per la mia salvezza. Credere è un atto di obbedienza a Dio, mossi dalla sua grazia.

Ma credere è possibile per l’uomo del XXI secolo sempre più sofisticatamente esperto della realtà e dei processi della materia?

Sì, infatti, se osservo le cose mi accorgo che la realtà è più grande di me. Mi rendo conto che non sono io il centro dell’universo, né la ragione di ciò che esiste, neppure la ragione di me stesso. Questo mi dà modo di riflettere che necessariamente debbo andare oltre il finito, oltre me stesso e oltre la mia stessa ragione. O scelgo il mistero o il nulla. Non c’è alternativa. La fede è la scelta di Dio, del tutto. L’unica vera alternativa al nichilismo.

"Chi non ammette l’insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato". (A. Einstein)

Count Kessler un giorno chiese ad Einstein: "Professore sento dire che lei è profondamente religioso". Einstein gli rispose: "Sì, Lei può dirlo. Cerchi e penetri con i limiti della nostra mente i segreti della natura e scoprirà che, dietro tutte le discernibili concatenazioni, rimane sempre qualcosa di sottile, di intangibile e inesplicabile. La venerazione per questa forza, al di là di ogni altra cosa che noi possiamo comprendere, è la mia religione. A questo titolo io sono religioso".

Oggi, in un momento di grande crisi e smarrimento sociali, siamo semplicemente di fronte al problema del PIL, del debito sovrano, oppure ad un problema della ragione chiusa a Dio? Non è forse vero che viviamo in un mondo meno umano e tante volte disumano? È sempre più difficile nascere ed è sempre più facile morire. Si consuma ma non si produce e si importa. Col decrescere del PIL decresce anche la nostra capacità di essere uomini, mentre aumentano le disperazioni e i delitti più orridi. Viviamo una delle più grandi crisi economiche, ma che prima ancora di essere crisi dell’euro è una crisi di valori umani e cristiani. Così l’economista della S. Sede Ettore Gotti Tedeschi ha riassunto il problema:

«Ci troviamo di fronte a un nuovo ordine economico mondiale provocato dal crollo delle nascite in Occidente, dalla globalizzazione accelerata che ha delocalizzato troppe produzioni in Asia, dividendo il mondo tra Paesi consumatori e non produttori e Paesi produttori ma non ancora consumatori. Il nuovo scenario attuale è dovuto in sostanza alla crescita consumistica a debito, insostenibile, nel mondo occidentale».

Questa tremenda inversione della realtà ha a che fare con l’assenza di Dio oppure no? Sì, se ci riflettiamo scopriremo che sottraendo il primato a Dio e alla fede, la ragione, mettendo al centro se stessa, si autodemolisce. In tutti gli ambiti della vita umana. Il mito della ragione onnipotente diventa esperienza e risultato di un’umanità miserevole. L’inversione della fede in Dio in una fede nella scienza e nell’economia senza più Dio ha provocato la caduta miserevole dei principi primi della vita umana. L’economia si regge sui veri valori umani e l’uomo si regge solo su Dio. Se viene meno Dio, la fede in Lui, cade l’edificio umano.


2) Io credo in Dio. Ma credo solo in Dio

Non si può non credere. Credere perciò è profondamente umano. L’ateo militante è un credente all’incontrario. Con un giovane filosofo francese, Fabrice Hadiadj, figlio di ebrei tunisini, convertitosi al cristianesimo in età adulta, possiamo dire:

«Il rimprovero che si può fare agli atei è quello di non essere ciò che pretendono di diventare. Un ateo è per definizione qualcuno che è “senza dio”. Egli deve sbarazzarsi di tutti gli idoli. E di conseguenza deve sforzarsi di non fare un idolo del suo proprio ateismo».

Tra gli atei militanti e i credenti che fanno di Dio una proprietà privata si collocano oggi, al dire di Benedetto XVI gli agnostici, cioè quegli atei che in fondo sono in ricerca, quelli che sono aperti a Dio almeno ed inizialmente come ad uno Sconosciuto. Diceva il S. Padre ad Assisi nell’ottobre scorso:

«Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di “cortile dei gentili” dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto».

Queste persone, continua il Pontefice,

«tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio, e li invitano a diventare, invece che polemici, persone in ricerca, che non perdono la speranza che la verità esista e che noi possiamo e dobbiamo vivere in funzione di essa. Ma chiamano in causa anche gli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri».


3) Credo è affidarsi ad una testimonianza basata sulla verità

Qui è implicato il concetto di trasmissione della fede, che viene dall’alto e ci raggiunge di bocca in bocca, di cuore in cuore. Credere è riscoprire la Tradizione della Chiesa per credere con la Chiesa. La fede è possibile solo nella compagine vivente del Cristo risorto, la Chiesa e con la fede viva del Corpo mistico del Signore. La fede è un dono che viene dall’alto e mi incorpora con i miei fratelli nella Comunità dei salvati.

Chi crede non è mai solo. Si crede sempre come corpo di Cristo. Questo mi preserva dalla solitudine, dall’individualismo, da una fede “fai da te”, che oggi impera nella nostra cultura. Credere oggi è più urgente che ieri: è l’unica vera ripresa del mondo in frantumi.


Proponiamo ai nostri lettori la registrazione audio di una conferenza di P. Serafino M. Lanzetta su Cosa significa credere. Fondamenti di dottrina cristiana.


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mercoledì 8 febbraio 2012

Anniversario di “Fides Catholica” (2006-2011)



(Fonte: Corrispondenza Romana) E’ arrivata già al VI anno di vita, nel sospetto silenzio della letteratura teologica che va perla maggiore – e con all’attivo ben 12 numeri pubblicati (per oltre 3000 pagine complessive) – la densa “Rivista [semestrale] di apologetica teologica”, “Fides Catholica” (può richiedersi a: fifirenze@davide.it. L’abbonamento annuale è di soli 20 euro).
Ottimamente diretta da padre Serafino M. Lanzetta, uno dei più giovani e promettenti teologi cattolici contemporanei e non solo all’interno della Congregazione a cui appartiene (i Frati Francescani dell’Immacolata, fondati a Frigento nel 1970 da p. Stefano M. Manelli), FC si staglia in controtendenza in rapporto ad un clima ecclesiale segnato da una crisi strutturale che parrebbe quasi irreversibile, caratterizzata, in estrema sintesi, dall’appiattimento generale sulle posizioni filosofiche e “scientifiche” dominanti, laiche e relativiste.
La Rivista, sorta all’indomani del Discorso alla Curia Romana di Benedetto XVI (22 dicembre 2005) in cui per la prima volta si parlava chiaramente della discontinuità tra teologia post-conciliare e universale Tradizione cattolica, ha presentato e presenta in ogni numero (di oltre 200 pagine) un vasto materiale di ricerca, di alto tenore scientifico.
Tra i vari Dossier tematici finora trattati spiccano, per scientificità, competenza teologica e amore della piena ortodossia cattolica, quello sull’incompatibilità tra Cristianesimo e Massoneria di ogni rito e tendenza (cf FC, 1/2006, 2/2006, 1/2011, 2/2011) e quello sull’impossibilità di cassare le verità teologiche, dedotte dalla fede e dalla intera Tradizione dogmatica, dell’inferno dei dannati (cf. FC, 2/2008 e 1/2009) e dello stesso Limbo per i bambini non battezzati (cf. FC, 2/2009 e 1/2010).
Rilevante poi l’analisi sistematica del pensiero e delle opere del gesuita Karl Rahner, giustamente ritenuto dalla rivista come l’artefice o uno degli artefici della nuova impostazione teologica post-conciliare, antropocentrica e immanentista (cf. FC 2/2007; 2/2009; 2/2011). Molti i collaboratori di chiara fama e di rara competenza: oltre agli ormai noti teologi francescani p. Alessandro M. Apollonio e p. Paolo M. Siano, si segnalano i nomi di mons. Brunero Gherardini, don Manfred Hauke, don Ignacio Andereggen, mons. Nicola Bux e vari altri. Insomma nell’apparente trionfo ecclesiale, seguito al Vaticano II, di riviste eretizzanti, “Fides Catholicaˮ (che ha ricevuto l’apprezzamento di insigni prelati) rappresenta oggi una voce di verità e di fedeltà indiscussa alla Tradizione, al Magistero perenne e all’immutabile Vangelo di Cristo.

Fabrizio Cannone